La stanza delle mogli

India, 1929 – Tre spose, tre fratelli, una cerimonia. Coperte dal tradizionale velo rosso, nessuna delle mogli ha potuto vedere il volto del marito. Un velo che non hanno diritto di togliere neppure durante il duro lavoro quotidiano nella fattoria in cui trascorreranno il resto della loro vita, se non quando si ritrovano nella minuscola stanza in cui dormono. La notte, poi, nell’oscurità più completa, è Mai, la suocera, a decidere chi di loro deve assolvere al compito più importante: dare un erede alla famiglia. Mehar, però, è inquieta: ha quindici anni, un carattere forte sotto l’apparenza sottomessa, e vuole sapere chi è suo marito. E un giorno si convince di averlo capito…

India, 1999 – In fuga dall’Inghilterra, dai suoi demoni e dalla società che lo ha sempre umiliato perché straniero, un uomo arriva nella fattoria in cui ha vissuto Mehar. È il suo pronipote e si è convinto che lì, in quel luogo lontano da tutto e da tutti, ritroverà la tranquillità perduta. Mentre lavora al restauro della casa, dorme in una stanza angusta, che ha trovato chiusa e sbarrata. È la stanza in cui Mehar è stata tenuta prigioniera con le altre mogli, una stanza in cui ancora vivono le sofferenze del passato…

La storia di un amore proibito che riecheggia attraverso le generazioni, unendo passato e presente.

'Per le donne è diverso', dice Tanbir. 'Non possono scegliere dove andare. Crescono in una prigione e poi si sposano ed entrano in un'altra.'
'Non tutte le prigioni hanno le sbarre', replica Radhika. 'E l'amore non è sempre una prigione.'

Lo splendido romanzo di Sahota intreccia due storie di epoche diverse. Entrambi i protagonisti sono prigionieri delle circostanze, ma il loro desiderio di redenzione li rende emblematici della condizione umana.

The Mail on Sunday

Uno scrittore dotato di uno straordinario talento, che fa brillare le sue frasi senza mai rinunciare alla semplicità, allo scavo psicologico e a una solida capacità narrativa. Sahota è un fotografo e insieme un pittore, cosa rara in letteratura

The New Yorker

India, 1929 – Tre spose, tre fratelli, una cerimonia. Coperte dal tradizionale velo rosso, nessuna delle mogli ha potuto vedere il volto del marito. Un velo che non hanno diritto di togliere neppure durante il duro lavoro quotidiano nella fattoria in cui trascorreranno il resto della loro vita, se non quando si ritrovano nella minuscola stanza in cui dormono. La notte, poi, nell’oscurità più completa, è Mai, la suocera, a decidere chi di loro deve assolvere al compito più importante: dare un erede alla famiglia. Mehar, però, è inquieta: ha quindici anni, un carattere forte sotto l’apparenza sottomessa, e vuole sapere chi è suo marito. E un giorno si convince di averlo capito…

India, 1999 – In fuga dall’Inghilterra, dai suoi demoni e dalla società che lo ha sempre umiliato perché straniero, un uomo arriva nella fattoria in cui ha vissuto Mehar. È il suo pronipote e si è convinto che lì, in quel luogo lontano da tutto e da tutti, ritroverà la tranquillità perduta. Mentre lavora al restauro della casa, dorme in una stanza angusta, che ha trovato chiusa e sbarrata. È la stanza in cui Mehar è stata tenuta prigioniera con le altre mogli, una stanza in cui ancora vivono le sofferenze del passato…

La storia di un amore proibito che riecheggia attraverso le generazioni, unendo passato e presente.

'Per le donne è diverso', dice Tanbir. 'Non possono scegliere dove andare. Crescono in una prigione e poi si sposano ed entrano in un'altra.'<br/>'Non tutte le prigioni hanno le sbarre', replica Radhika. 'E l'amore non è sempre una prigione.'

Lo splendido romanzo di Sahota intreccia due storie di epoche diverse. Entrambi i protagonisti sono prigionieri delle circostanze, ma il loro desiderio di redenzione li rende emblematici della condizione umana.

The Mail on Sunday

Uno scrittore dotato di uno straordinario talento, che fa brillare le sue frasi senza mai rinunciare alla semplicità, allo scavo psicologico e a una solida capacità narrativa. Sahota è un fotografo e insieme un pittore, cosa rara in letteratura

The New Yorker