
Maddalena Dalli – Le coetanee? La cosa più spaventosa da affrontare per una ragazza
Economia Italiana, 12 ottobre 2015
Il titolo del romanzo – Pomfret Towers (Astoria, pagg. 264, euro 17,00, traduzione della brava quanto attenta Marina Morpurgo) – non è di quelli che ti catapultano in libreria per comprare il libro. Ma sarebbe un errore non farlo, viste le qualità narrative dell’inglese Angela (Margaret) Thirkell, un’autrice in realtà oggi poco nota ma che, in vita, aveva beneficiato del plauso sia della critica che del pubblico. Perché il tempo, al contrario di quello che si pensa, non sempre è galantuomo e porta spesso a dimenticare. Fortuna ha voluto che Astoria abbia deciso di puntare nuovamente su di lei, dopo aver dato alle stampe (alla fine dello scorso anno) Fragole selvatiche, un’accattivante commedia romantica nella quale, grazie a una satira leggera quanto intrigante, non mancava di bacchettare la nobiltà inglese degli anni Venti, quella ancora sufficientemente ricca per non finire in mano agli speculatori immobiliari. Un mondo che fa ormai parte del nostro passato remoto ma che continua a destare interesse sia attraverso i libri che grazie agli sceneggiati televisivi che ci vengono proposti.
Pomfret Towers, spieghiamolo, è la dimora dei conti di Pomfret nel Barsetshire, una dimora costruita in pompa magna anche se poco confortevole. Ad abitarla è il vecchio lord Pomfret, un uomo burbero e spesso di cattivo umore, peraltro abbandonato dalla moglie che, in seguito alla morte prematura del figlio, ha deciso di andare a vivere in Italia. Le cene che ogni tanto vengono organizzate dal padrone di casa sono rare quanto note per la loro noia ed è quindi con un certo stupore che la famiglia Barton, architetto lui, scrittrice di bellissimi libri storici lei, riceve un invito – indirizzato ai due figli – per trascorrere un weekend in questa paludata residenza. «Inizia così una deliziosa commedia romantica piena non solo di battute fulminanti, ma anche di personaggi spassosi, che si incrociano, battibeccano, litigano, si corteggiano, si innamorano parlando magari di lavori nei campi o di improbabili performance artistiche».
Un invito che tuttavia, in casa Barton, si porta al seguito non pochi problemi. State a sentire: «Un fine settimana alle Towers avrebbe infatti potuto essere appena tollerabile se non ci fossero stati altri ospiti, o se una avesse potuto, riparandosi dietro una folla di adulti, rimanere in un cantuccio, tranquillamente ignorata. Ma se devono esserci altre ragazze, pensò Alice, preferisco morire. Avrebbero avuto vestiti fantastici e scarpe elegantissime, e i capelli con la permanente e un trucco impeccabile, e sarebbero state orribilmente intelligenti e avrebbero saputo tutto di tutto sulle persone famose e sul teatro e sul cinema, e avrebbero disprezzato Alice. Ma come era possibile che la mamma non capisse che le coetanee erano la cosa più spaventosa che una ragazza potesse essere costretta ad affrontare?». Da qui lo svilupparsi del gioco delle parti, anche perché una compagnia numerosa, si sa, non riesce a concentrarsi a lungo su alcuna cosa. Con la possibilità di chiamarsi fuori da una conversazione che potrebbe riservare antipatiche sorprese e fermo restando il divagare delle coppie, amorose o no poco importa.
Ma torniamo alla Thirkell. Come abbiamo già avuto modo di annotare, questa autrice, nata il 30 gennaio 1890 e scomparsa all’inizio del 1961, aveva studiato a Londra e quindi a Parigi. Una donna inquieta quanto emancipata che sposò un cantante nel 1911 (dal quale ebbe tre figli, uno dei quali a sua volta scrittore, come peraltro lo era suo fratello Denis), per poi divorziare e risposarsi con un ingegnere originario della Tasmania, che l’avrebbe convinta ad andare a vivere in Australia. Salvo poi stancarsi di lui e lasciarlo nel 1929 per tornare in Inghilterra, con il pretesto di una vacanza volta ad andare a trovare gli anziani genitori. Non mancando in seguito di ironizzare sul fatto che «la vita senza mariti risulta decisamente più semplice».
E per quanto riguarda la sua carriera di autrice, dopo un complicato inizio legato a problemi economici che l’avevano portata a scrivere articoli, racconti e testi per la radio? Avrebbe preso slancio partendo proprio dal contesto coniugale, giocando a rimpiattino con le vanità e i sentimenti, le baruffe e i pettegolezzi. E visto che la borghesia a quei tempi poteva beneficiare di una ricca servitù praticamente a costo zero, ecco che per non annoiarsi le feste e gli incontri sociali nel Barsetshire (la contea inventata da Anthony Trollope un secolo prima) rappresentavano una specie di sbocco obbligatorio. Luoghi deputati al pettegolezzo, alla ricerca di un buon partito da parte di giovani fanciulle ma anche ai fraintendimenti e agli inganni. Un modo come un altro per vincere la noia. Insomma, una specie di dolce vita dei tempi andati.