Enrico Franceschini – “La nostalgia di Bignardi e le nostre estati vintage”
Repubblica Bologna, 28 agosto 2017
Un odore d’estati romagnole vintage esce dalle pagine di Kerestetìl, primo romanzo di Irena Bignardi dopo tanti libri su cinema e letteratura, per tacere dei tanti articoli sugli stessi argomenti pubblicati per una vita su questo giornale. Siamo in un non nominato ma riconoscibile lido fra Ravenna e Rimini nei primi anni Cinquanta. “La casa confinava direttamente con la pineta, come se questa fosse un giardino privato”, scrive l’autrice. “Una distesa vasta e semi selvaggia”, al di là della quale si arriva alla spiaggia, “sempre più vuota e bianca”, perché la storia si svolge a settembre, quando la Riviera si appresta ai riti di fuori stagione. *Gli ombrelloni venivano chiusi non più solo per la notte ma per tutto l’inverno, gli amici partivano per ritornare a casa e l’aria, sotto l’urto delle prime piogge, era più che mai profumata della resina dei pini”. Le ragazze protagoniste ascoltano “i discorsi dell’ombrellone accanto”, come la prima traversata a nuoto della Manica compiuta da una donna, Florence Chadwick, in 13 ore e 20 minuti, sentendosi sfidate a nuotare fino alla piattaforma dei tuffi. Finché un giorno il padre riporta tutti a Milano, nel lungo viaggio in macchina sulla via Emilia. Un libro velato da una lieve malinconia, per rivivere ciò che resta delle emozioni di un tempo. “Qui reste-t-il”, reso nell’onomatopeico Kerestetìl del titolo, citazione della celebre canzone di Dalida: “Cosa resta dei nostri amori, cosa resta di quei bei giorni? Una foto, una vecchia foto, della mia giovinezza”.