
Maddalena Dalli – Come nelle favole “Jane la bruttina” riuscirà a diventare bellissima?
Economia italiana, 15 dicembre 2014
Chi ama la leggerezza in abbinata a spruzzate di umorismo, a fronte di una storia di garbato intrattenimento che si nutre di una credibile quanto intrigante ricostruzione di un ben definito periodo storico (quello in essere a Londra nel 1808), non si deve perdere Jane la bruttina (Astoria, pagg. 198, euro 15,00, traduzione di Simona Garavelli), spassoso romanzo che fa parte delle sei puntate della serie “67 Clarges Street”. Ovvero la signorile dimora, allocata in un elegante quanto esclusivo quartiere della capitale inglese, che viene affittata di anno in anno appunto nell’epoca della Reggenza.
Una casa peraltro iellata, che appartiene al decimo duca di Pelham, essendosi il nono suicidato. Ma anche una casa che ha dovuto fare i conti con inquilini non proprio fortunati: ad esempio la prima famiglia che aveva affittato la casa, dopo la decisione del proprietario di impiccarsi, si era dovuta confrontare con un figlio impegolato nei debiti di gioco e una figlia trovata morta in Green Park (senza apparenti ragioni). Ma anche una dimora dove la servitù viene pagata pochissimo e non risulta trattata per niente bene dall’intermediario del duca. Servitù che, per sopravvivere dignitosamente, conta sulla generosità degli affittuari che di volta in volta si alternano nella magione.
Curiosamente è appunto di questi inservienti che si avvale l’autrice per trasformarli in personaggi di peso nel contesto delle varie storie: dal maggiordomo Rainbird al valletto Joseph (entrambi licenziati da dimore altolocate per crimini che non avevano commesso), dal cuoco Angus MacGregor alla governante Mrs Middleton, dalle cameriere Jenny e Alice agli sguatteri Lizzie e Dave. Personaggi che tengono quindi la scena come secondi protagonisti (se non addirittura primi) e che non mancheranno di catturare la benevolenza e l’interesse del lettore.
Detto questo, spazio alle note sull’autrice, l’intrigante scozzese M. C. Beaton, nata a Glasgow nel 1936 come McChesney, la quale, strada facendo, si è inventata chissà quanti nom de plume (non si sa bene se per stupire o per vendere di più). Affondando anche la penna nei romanzi storici come Marion Chesney – tra i quali ricordiamo le serie Travelling Matchmaker e Daughters of Mannerling – per poi puntare su libri dal taglio decisamente più popolare, in questo caso firmati come Sarah Chester, Helen Crampton, Ann Fairfax, Jennie Tremaine e Charlotte Ward.
Insomma, una prolifica signora della narrativa che, da giovane, aveva iniziato a lavorare come libraia, per poi diventare giornalista nel settore della moda e della critica teatrale, ma finendo per occuparsi anche di cronaca nera. Dopo alcuni anni trascorsi negli Stati Uniti, dove aveva debuttato con i suoi primi lavori, la Chesney sarebbe tornata in patria facendo virare la sua produzione – ne abbiamo già accennato su queste stesse colonne – sui 29 gialli della serie imbastita su Hamish Macbeth (dalla quale la BBC ha liberamente tratto alcuni episodi di una fiction), per poi inventarsi, nel 1992, quella che sarebbe diventata la sua nuova eroina, ovvero Agatha Raisin, a sua volta protagonista di 24 mistery (in parte già pubblicati in Italia, sempre per i tipi di Astoria).
Ma torniamo al dunque, ovvero a Jane la bruttina. Un lavoro imperniato su una diciottenne dall’aspetto non eccezionale, anche se può contare su due begli occhi color nocciola, frangiati da ciglia nere, almeno una volta apprezzati dallo zio, Mr Hardwicke. Al quale, però, non ci è voluto molto per rendersi conto che è stato uno sbaglio, vista la nervosa reazione della madre (Mrs Hart) e della sorella Euphemia, di un anno più grande, le quali non mancano bene e spesso di rivolgere alla nostra Cenerentola aspre critiche per il suo scialbo aspetto. Logico quindi che le aspettative di Jane risultino frustranti quando la famiglia si accasa nella residenza di Clarges Street per una vacanza. E non solo…
Questa residenza viene infatti utilizzata da inquilini che, spesso, organizzano feste e balli volti a contrarre matrimoni di interesse tra la ricca gioventù inglese. E visto appunto che nella famiglia dei nuovi inquilini ci sono due ragazze in età da marito, la servitù ritiene che qualcosa di buono ne possa derivare anche per loro e inizia a darsi da fare. In pratica simpaticamente “adottando” Jane, boicottata dalla tirchia madre a tutto vantaggio della sorella, insopportabilmente vanitosa. Così, quasi per ripicca, ecco che la bizzarra famiglia di domestici decide di fare l’impossibile per trasformare “Jane la bruttina” in “Jane la bellissima”.
Ci riuscirà la nostra simpatica compagnia? Leggere per sapere, tanto più che sarà una lettura piacevole, alla portata di tutti.