La vigna di uve nere

Il sensazionale romanzo d’esordio di Livia De Stefani, una delle narratrici più originali e incisive della letteratura italiana del Novecento. 
Ambientato in una Sicilia vivida e crudele, un mondo “serrato nei recinti e nei pensieri”, dove “ogni partenza è fuga, ogni fuga è sacrilegio, tradimento, delitto mortale”, come scrive Carlo Levi, La vigna di uve nere ruota intorno all’anima nerissima di Casimiro Badalamenti, un uomo duro, avido e violento, a quella quasi trasparente di Concetta, la prostituta che Casimiro possiede anima e corpo, e che gli è devota fin alla venerazione, e a quella candida dei loro quattro figli, infangata però dal loro essere nati fuori dal vincolo del matrimonio. Una macchia intollerabile per Casimiro, che non esita a sottrarre i figli alla madre e a fare in modo che crescano all’oscuro l’uno dell’altro. Solo dopo molti anni, quando ormai niente e nessuno può più toccarlo, li riunirà nella sua tenuta, quella con la vigna di uve nere, la sua passione, il suo orgoglio e la fonte della sua ricchezza. Senza immaginare che proprio quella famiglia ricomposta sarà l’inizio di una tragedia che non risparmierà nessuno…
Quadro nitido e spietato di una società patriarcale in cui regnano omertà e sopraffazione, La vigna di uve nere spicca ancora oggi nel panorama letterario italiano per la sua unicità: De Stefani è infatti la prima scrittrice in assoluto a raccontare la criminalità organizzata in Sicilia in tutta la sua atroce “normalità” e lo fa con uno stile limpido e intenso, visionario e realistico insieme, inconfondibile e indimenticabile.

Una scrittura scabra, una storia dura, segnata da un disperato attaccamento alla propria terra, un amore che diventa ossessione... Il ritratto di una Sicilia lontana ma, nel contempo, oscuramente vicina a quella di oggi. Un romanzo sorprendente.

Stefania Auci

Il romanzo di Livia De Stefani desta fin dalle prime pagine un vivo interesse per la coraggiosa disinvoltura del tono: un tono sul quale tutto il libro si sostiene, traendone uno slancio e una freschezza che la densità del linguaggio (per lo più elaborato e anche prezioso) invece di appesantire mette in rilievo.
Eugenio Montale

Livia De Stefani ha saputo tradurre senza pregiudizi e senza inganni una visione credibile della storia reale.

Carlo Bo

Un romanzo toccante che spicca per la sua franchezza e per la scrittura elegante e precisa.

The New York Times

Il sensazionale romanzo d’esordio di Livia De Stefani, una delle narratrici più originali e incisive della letteratura italiana del Novecento. 
Ambientato in una Sicilia vivida e crudele, un mondo “serrato nei recinti e nei pensieri”, dove “ogni partenza è fuga, ogni fuga è sacrilegio, tradimento, delitto mortale”, come scrive Carlo Levi, La vigna di uve nere ruota intorno all’anima nerissima di Casimiro Badalamenti, un uomo duro, avido e violento, a quella quasi trasparente di Concetta, la prostituta che Casimiro possiede anima e corpo, e che gli è devota fin alla venerazione, e a quella candida dei loro quattro figli, infangata però dal loro essere nati fuori dal vincolo del matrimonio. Una macchia intollerabile per Casimiro, che non esita a sottrarre i figli alla madre e a fare in modo che crescano all’oscuro l’uno dell’altro. Solo dopo molti anni, quando ormai niente e nessuno può più toccarlo, li riunirà nella sua tenuta, quella con la vigna di uve nere, la sua passione, il suo orgoglio e la fonte della sua ricchezza. Senza immaginare che proprio quella famiglia ricomposta sarà l’inizio di una tragedia che non risparmierà nessuno…
Quadro nitido e spietato di una società patriarcale in cui regnano omertà e sopraffazione, La vigna di uve nere spicca ancora oggi nel panorama letterario italiano per la sua unicità: De Stefani è infatti la prima scrittrice in assoluto a raccontare la criminalità organizzata in Sicilia in tutta la sua atroce “normalità” e lo fa con uno stile limpido e intenso, visionario e realistico insieme, inconfondibile e indimenticabile.

Una scrittura scabra, una storia dura, segnata da un disperato attaccamento alla propria terra, un amore che diventa ossessione... Il ritratto di una Sicilia lontana ma, nel contempo, oscuramente vicina a quella di oggi. Un romanzo sorprendente.

Stefania Auci

Il romanzo di Livia De Stefani desta fin dalle prime pagine un vivo interesse per la coraggiosa disinvoltura del tono: un tono sul quale tutto il libro si sostiene, traendone uno slancio e una freschezza che la densità del linguaggio (per lo più elaborato e anche prezioso) invece di appesantire mette in rilievo.<br/> Eugenio Montale

Livia De Stefani ha saputo tradurre senza pregiudizi e senza inganni una visione credibile della storia reale.

Carlo Bo

Un romanzo toccante che spicca per la sua franchezza e per la scrittura elegante e precisa.

The New York Times