Monica Dickens

Monica Dickens
Impiegò un po’ di tempo a capire cosa fare di sé: espulsa da scuola, provò con la recitazione, ma non funzionò. Presentata a Corte nel 1935, comprese presto che non era quella la vita che desiderava. Andò a fare la cameriera e la cuoca, l’infermiera durante gli anni di guerra, poi la giornalista: raccontò queste esperienze in alcuni libri. Nel frattempo si mise a scrivere romanzi, che ebbero uno straordinario successo

Monica Dickens (1915-1992), pronipote di Charles Dickens, aveva l’abilità di scrivere dell’ordinario tenendo i suoi lettori attaccati alla pagina.
Enormemente apprezzata da alcuni autori (Rebecca West, JB Priestley, Elizabeth Bowen) fu anche molto sottostimata, perché – come dice AS Byatt, sua grandissima fan – “la critica letteraria tende a creare un confine artificioso tra gli scrittori seri e le donne che scrivono libri di enorme successo”.
Impiegò un po’ di tempo a capire cosa fare di sé: espulsa da scuola, provò con la recitazione, ma non funzionò. Presentata a Corte nel 1935, comprese presto che non era quella la vita che desiderava. Andò a fare la cameriera e la cuoca, l’infermiera durante gli anni di guerra, poi la giornalista: raccontò queste esperienze in alcuni libri. Nel frattempo si mise a scrivere romanzi, che ebbero uno straordinario successo perché non solo fu “uno degli osservatori più teneri e umoristici della scena inglese” (J.Betjeman) ma perché “i suoi eroi e le sue eroine sono caratterizzati da un’innocenza coraggiosa e attraente, da un desiderio di essere utili che viene gradualmente fiaccato da circostanze interamente al di là delle loro capacità” (AS Byatt).
Sposatasi con un americano, nel 1951 si trasferì negli Stati Uniti, dove rimase fino al 1985, anno in cui morì il marito.

Rassegna stampa

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