Françoise Sagan

Le chiesero se credeva nell’amore:
“Sta scherzando! Credo nella passione. Nient’altro. Due anni, non di più.
Al massimo tre”.
Françoise Sagan (1935-2004) ebbe a 19 anni un esordio clamoroso con la pubblicazione di Bonjour tristesse, diventato un caso letterario in tutto il mondo a causa di un mix esplosivo di cinismo, sensualità e indifferenza.
Divenuta molto presto l’icona della scrittrice sregolata – alcol, sigarette, relazioni sentimentali disordinate, guide spericolate – Sagan è stata eresta un “caso”: la critica fece fatica ad accettare e a spiegarsi il suo continuo successo. Forse rileggendo uno dei suoi romanzi più significativi si può arrivare a capire perché l’universo Sagan continui a esercitare un grande fascino: parla di vanità, fobie, paure, amori vissuti da esseri umani spaventati o semplicemente incerti sul futuro che li attende. Cosa c’è di più contemporaneo?
Anche la scrittura impeccabile che la caratterizza spiega la sua perdurante attualità: occhio acuminato nel raccontare i comportamenti umani, nel riconoscere le leggi segrete che governano i rapporti, i giochi di potere in cui il piano psicologico e quello sociale si intrecciano in un quadro di assoluto nitore.
Tra il 1954 e i tardi anni novanta scrisse numerosissimi romanzi, tra cui Le piace Brahms?, Un certo sorriso, All’impazzata, La guardia del cuore, La fuga.