Betty MacDonald

Autrice americana di memorie spassose, in contrasto con la drammaticità delle esperienze narrate, oltre a La peste e io (1946) Betty MacDonald (1908–1958) pubblicò L’uovo e io (1945), in cui descrisse gli anni trascorsi da neo-sposa a fare l’allevatrice di galline in un luogo del tutto inospitale, e Tutti possono fare tutto (1950), esilarante racconto dei suoi tentativi di trovare un lavoro durante la Grande Depressione.
Betty MacDonald (1908–1958) nacque in una famiglia composta da persone di ottimo carattere e piene di risorse. La madre, rimasta presto vedova, non si perse d’animo, s’inventò dei lavori e crebbe in allegria cinque figli. Betty si sposò per la prima volta a vent’anni e subito dopo la luna di miele si trasferì con il marito in un allevamento di galline nella Chimacum Valley, luogo desolato, bollente d’estate e gelido d’inverno. Dopo quattro anni e due figli, Betty tornò con i bambini a casa, a Seattle, dove – correva l’anno 1931 – tentò di trovare un lavoro per mantenersi. Impresa non facile, visto che erano gli anni della Grande Depressione, ma aiutata dalla sorella e dopo aver provato quasi tutto, trovò un lavoro soddisfacente. Purtroppo nel 1937 si ammalò di tubercolosi e venne ricoverata per nove mesi al Firlands Sanatorium vicino a Seattle, affidando le figlie alla madre. Nel 1942 si risposò con Donald C. MacDonald e i due si trasferirono nell’isola di Vashon, vicino a Seattle, dove l’autrice scrisse tutti i suoi libri.
Nel 1945 venne pubblicato L’uovo e io, memoir spassosissimo sulla sua esperienza come allevatrice di galline: divenne un best seller e ne fu tratto anche un film. Nel 1946 pubblicò La peste e io, nel 1950 Tutti possono fare tutto, sui suoi tentativi di trovare un lavoro al ritorno dalla Chimacum Valley, e nel 1955 Cipolle nello stufato, sulla sua vita a Vashon Island durante la guerra.