Ada Leverson

Rilasciato dopo due anni di carcere duro, Oscar Wilde approdò all’alba a casa di un conoscente, dove si cambiò d’abito (la sera stessa avrebbe lasciato l’Inghilterra per sempre) e dove lo raggiunsero pochi sodali, imbarazzati sul contegno da tenere. Tra questi c’era solo una donna, Ada Leverson, che l’esteta amava chiamare “Sfinge”. “Sfinge, – le disse andandole incontro e affettando un tono leggero per sdrammatizzare la circostanza – che meraviglia! Solo tu potevi sapere che cappellino ci si mette alle sette di mattina per incontrare un amico che è stato via.”
Ada Leverson (1862-1933) nacque a Londra in una famiglia ebrea colta, liberale e assimilata. Sposatasi molto giovane, il matrimonio si rivelò ben presto un fallimento ed è possibile che il marito, un donnaiolo e giocatore, sia stato fonte d’ispirazione per i terribili ritratti di mariti all’interno dei suoi romanzi. Amica di Oscar Wilde, che la chiamava la Sfinge per la sua capacità di tenere riservati i segreti e le confidenze degli amici, di Somerset Maugham, di Gorge Bernard Shaw (di cui prese il posto come critica teatrale sul “Saturday Review”) e T.S. Eliot, Leverson lavorava per diverse riviste, tra cui “Punch”. Scrisse numerosi romanzi, caratterizzati da dialoghi scintillanti e da una satira sociale divertente e appuntita. Oscar Wilde la definì “la donna più divertente al mondo”.